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Quel "Mondo Ladino" nelle Dolomiti

Lo storico "bollettino" dell’Istituto Culturale compie 40 anni, tutti dedicati alla divulgazione delle ricerche sulla lingua, la storia e la cultura della comunità ladina fassana e dolomitica

Nata per creare un legame tra la comunità ladina e l’Istituto, rifiutando un taglio esclusivamente scientifico-specialistico, la rivista “Mondo Ladino” è giunta alla sua quarantesima edizione senza aver mai "tradito" il principio di coloro che, nel lontano 1977, l'avevano fortemente voluta: la divulgazione presso un largo pubblico dei frutti delle ricerche condotte all’interno e all’esterno della "Majon di Fascegn" (la casa del fassano) sui vari aspetti della lingua, della storia e della cultura ladina.

Questo il sommario del numero 40 di “Mondo Ladino”:

  • Giovanni Kezich, Cesare Poppi, Fabio Chiocchetti: contributi all'incontro-dibattito:“L Guant te Fascia, angern e anché / Il “Guant” in Val di Fassa fra tradizione e innovazione” (Vich / Vigo di Fassa, 4 dicembre 2015)
  • Italo Giordani, Pietro Zen, padre di Daniele Zen, Principe Vescovo di Bressanone (1584-1628)
  • Cesare Bernard, Daniel Zen, Principe vigilantissimo...
  • Enrica Vinante, Il ritratto del Principe Vescovo Daniel Zen. Note di restauro
  • Fabio Chiocchetti, A proposito di sante, streghe e vivane. Divagazioni su "I misteri del Cjaslir" fra storia, etnografia e letteratura
  • Cesare Bernard / Daniele Verra, Il fondo "Funé-Soraruf". La storia di una famiglia e di una comunità
  • Angela Mura, Le strade e il dazio. Note sul ruolo della Val di Fassa nelle rotte commerciali veneziane di primo Seicento
  • Angela Mura, La donna nella trasmissione del diritto di vicinato in Val di Fassa
  • Ulrike Kindl e Fabio Chiocchetti (a cura di), Il carteggio fassano di Karl Felix Wolff
  • p. Frumenzio Ghetta de Martin, Doi pardice e doi pensieres su la lenga

La rivista è acquistabile anche dallo shop on-line dell’Istituto Culturale Ladino.


Per informazioni:
Istitut Cultural Ladin "Majon di Fascegn"
Str. de la Pieif 7 - 38039 VICH / VIGO DI FASSA (TN)
Tel. +39 0462 764267
E-mail: biblioteca@istladin.net
Sito web: www.istladin.net

 

Riportiamo la premessa del n.40 della rivista "Mondo Ladino", una riflessione del Direttore dell'Istituto Culturale Ladino "Majon di Fascegn", Fabio Chiocchetti

Ora sono 40 anche le annate della nostra rivista. Fondata nel 1977 per volontà di Luigi Heilmann, con il sostegno dell'intero Consiglio di Amministrazione, essa mirava fin dagli esordi a «dare spazio e voce a quelle "lingue tagliate" di cui parlava Sergio Salvi». Così si legge nella prefazione del presidente Guido Lorenzi al numero cumulativo 1/4 del 1977.
Nello stesso fascicolo Luigi Heilmann tracciava le linee guida per quello che doveva essere uno strumento teso a divulgare presso un largo pubblico i frutti delle ricerche condotte all'interno e all'esterno dell'Istituto sui vari aspetti della lingua, della storia e della cultura ladina. Non quindi un'ennesima rivista di taglio strettamente scientifico-specialistico, ma un più modesto "bollettino" rivolto alla comunità ladina in primo luogo, ma anche a cultori ed appassionati, che si volevano certamente coinvolgere, ma «senza nulla concedere al facile dilettantismo».
Crediamo che "Mondo Ladino" in questi quattro decenni abbia tenuto fede a questo impegno. In occasione del Convegno su "L'Entità ladina dolomitica" tenutosi nel settembre 1996, a vent'anni dalla fondazione dell'ICL, Hans Goebl tracciava un primo bilancio del lavoro compiuto nei due decenni precedenti, a suo dire «un ventennio - tutto sommato - fausto e felice, per i Ladini in genere e per gli studi ladinistici in particolare» (ML 22, 1998: 43 e segg.). Vale la pena rileggere quelle pagine, per saggiare da un lato il cammino percorso da allora sul versante culturale e scientifico, e dall'altro per valutare se e in che misura questi ultimi vent'anni abbiano rappresentato per i Ladini un periodo altrettanto "fausto e felice".
Lasceremo ad altri questo genere di valutazioni. Intanto però i volumi di "Mondo Ladino" sono lì, con tutta la ricchezza e la varietà dei suoi contenuti, a disposizione dei lettori di oggi e di domani, a documentare un lavoro condotto con serietà e passione da parte di tanti studiosi e collaboratori, giovani e meno giovani, che in questi decenni si sono cimentati con le tematiche relative alla nostra comunità.
I contributi raccolti in questo volume dimostrano perfettamente, ancora una volta, il duplice taglio divulgativo/scientifico dato alla nostra rivista da Luigi Heilmann, nel quale si riflette in modo puntuale l'attività dell'Istituto e del Museo Ladino. Il primo volume dell'opera Guant. L'abbigliamento tradizionale in Val di Fassa, ha non solo riscosso un vasto interesse da parte della popolazione locale (tanto da veder esaurita la prima tiratura in pochi mesi), ma ha anche suscitato un unanime apprezzamento, sollevando un proficuo dibattito tra gli specialisti del settore, come dimostra il resoconto dell'incontro tenutosi il 4 dicembre del 2015, animato dalla presenza di personalità come Giovanni Kezich, Cesare Poppi e Christoph Gasser.
Lo stesso si può dire per un'altra iniziativa, promossa dall'Istituto (questa volta in collaborazione con l'Union di Ladins de Fascia), la quale ha portato al recupero del ritratto ufficiale del Principe Vescovo Daniel Zen, che da tempo giaceva in precarie condizioni presso la Canonica di San Giovanni. Ora il pregevole dipinto è finalmente esposto nel Museo Ladino, dopo l'intervento di restauro condotto da Enrica Vinante, a testimonianza di una pagina importante per la storia della comunità su cui si soffermano tra l'altro gli interventi di Italo Giordani e Cesare Bernard.
I restanti contributi testimoniano a loro volta del vasto lavoro di riordino, studio e valorizzazione degli archivi storico-letterari dell'Istituto, che negli anni si sono progressivamente arricchiti in misura esponenziale. Va segnalata innanzitutto la preziosa collaborazione di Daniele Verra di Canazei, che con la supervisione di Cesare Bernard ha avviato un vasto intervento di inventariazione sul "Fondo p. F. Ghetta" e su altri fondi documentali connessi: il saggio qui pubblicato, avente per oggetto l'archivio di famiglia "Funé-Soraruf", non è altro che un primo prodotto di un lavoro storiografico destinato a protrarsi nel tempo.
In effetti è confortante constatare come, sulle orme di p. Frumenzio, la ricerca storica possa oggi contare sull'apporto intelligente ed appassionato sia di giovani ricercatori, sia di studiosi esperti del calibro di Angela Mura, che qui offre a sua volta un primo saggio dei suoi studi sul Giudizio di Fassa. Lo stesso p. Frumenzio sarebbe intimamente soddisfatto nel veder crescere intorno all'Istituto uno stuolo così promettente di seguaci, tanto da sperare che anche in futuro «chel picol fech no se destude».
Il messaggio di p. Ghetta è oggi di pressante attualità, così come è tuttora fondamentale ed illuminante l'esempio di rigore, tensione morale e passione civile che promana dalle sue "omelie" e da altri scritti ladini degli anni '70, che qui riproponiamo anche come modello di lingua colta ed elevata. Allo stesso modo è illuminante la lettura del "carteggio fassano" di Karl Felix Wolff, che ci permette di rileggere le testimonianze di altri protagonisti di una stagione difficile e cruciale lungo il percorso identitario della comunità ladina, della quale - volenti o nolenti - siamo ancora debitori.