Trento, Vigo di Fassa/Vich, 14-16 settembre 2006
Il Convegno Internazionale «Survey Ladins. La situazione linguistica dei Ladini delle Dolomiti», ha visto in tre giornate di studi la partecipazione di numerosi e importanti studiosi di linguistica, sociologia, antropologia, geografia, storia, politica. Il convegno, apertosi a Trento nel Palazzo della Provincia giovedì 14 settembre con gli indirizzi di saluto e una relazione introduttiva, è poi proseguito a Vich/Vigo di Fassa con le relazioni degli studiosi partecipanti e le discussioni scientifiche. Organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento, dall'Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn» e dal Centre d'Études Linguistiques pour l'Europe, il congersso ha avuto lo scopo principale di presentare e discutere le metodologie e i dati dell'inchiesta «Survey Ladins. Usi linguistici nelle valli ladine delle Dolomiti», da poco conclusa dopo qualche anno di lavoro. Al convegno è stato poi distribuito il volume introduttivo alla ricerca, a cura di Vittorio Dell’Aquila e Gabriele Iannàccaro, edito dalla Regione Autonoma Trentino - Alto Adige / Südtirol. La Survey Ladins è un’inchiesta sociolinguistica quantitativa, di particolare ampiezza e approfondimento, condotta nelle cinque valli ladine delle Dolomiti su un campione, statisticamente determinato, di circa 3000 persone. La ricerca è stata coordinata dal Centre d'Études linguistiques pour l'Europe con la consulenza scientifica del Forschungsstelle für Mehrsprachigkeit di Bruxelles e dell'Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn» con l’appoggio organizzativo dell'Union Generela di Ladins dla Dolomites, dell'Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn», dell'Istitut Ladin «Micurá de Rü». e ha goduto del patrocinio e del supporto finanziario della Regione Autonoma e della Fondazione Heilmann. L’indagine ha per scopo primario quello di indagare gli atteggiamenti linguistici della popolazione residente nelle cinque valli ladine «storiche». In particolare si è voluto definire quali siano gli apparentamenti ideali (linguistici e etnico-ideologici) tra le popolazioni e quale possa essere il senso di coesione in questa comunità e i sentimenti di differenziazione o di affinità nei confronti dell'esterno. La conoscenza generale, e insieme dettagliata, della situazione linguistica delle valli ladine è poi di grande interesse per le iniziative di pianificazione intraprese, ma anche a fini comparativi con altre minoranze europee. Punti di rilevanza scientifica del progetto, discussi al Convegno, sono: 1) l’ampiezza del campione intervistato: circa 3.200 residenti su un totale di 30.000 persone; 2) la rappresentatività statistica dei dati, assoluta per le variabili comune, sesso e classi di età per provincia; 3) la struttura del questionario, distribuito in tre lingue e comprendente circa 100 domande (multiple choice), bilanciate e concepite in modo da permettere verifiche della coerenza interna delle risposte; 4) la raccolta dei dati, condotta comune per comune da parte di incaricati locali con conoscenza delle lingue usate sul territorio; 5) le domande del questionario rivolte al livello soggettivo dell'esperienza linguistica del parlante; 6) l'elaborazione informatica e cartografica dei dati su data-base ad hoc.
Nelle tre giornate del Convegno numerosi relatori hanno valutato, partendo ciascuno dal proprio punto di vista, metodi e risultati della Survey Ladins, offrendo anche basi di comparazione tramite la presentazione e discussione di esempi europei ed extraeuropei di situazioni comparabili a quella ladina. Hanno preso la parola, dopo la relazione introduttiva di Gabriele Iannàccaro (CELE - Università di Milano-Bicocca) a Trento, Augusto Carli (Università di Modena): «Glosse intorno a Survey Ladins»; Vincenzo Matera (Università di Milano-Bicocca): «Ideologie linguistiche e negoziazioni identitarie. La commutazione di codice fra egemonie e marginalità»; Gaetano Berruto (Università di Torino): «Situazioni sociolinguistiche e tutela delle lingue minoritarie. Considerazioni alla luce della Survey Ladins»; Alessandro Vietti (Libera Università di Bolzano / Freie Universität Bozen): «Domini e contesti d'uso in repertori linguistici complessi: tentativi per una modellizzazione statistica»; Sabrina Rasom (ICL Vich): «Le varietà ladine dolomitiche: dati linguistici e sociolinguistici a confronto»; Nadia Chiocchetti (SPELL), Vittorio Dell'Aquila (CELE - Vaasan Yliopisto), Luciana Detomas (Comun da Vich), Carlo Zoli (Open Lab - Firenze): «Les ativités de enrescida y de planificazion linguistica tles valedes ladines»; Glyn Williams (University of Wales - Bangor): «Network analysis and limitations on language use»; Wolfgang Wölck (State University of New York): «Der Survey Ladins: eine kritische Würdigung»: Jeroen Darquennes (Forschungsstelle für Mehrsprachigkeit - Bruxelles): «Korpusplanung und Sprachminderheiten: einige kontaktlnguistische Überlegungen am Beispiel des Ladinischen»: Håkan Casares Berg (Real Academia Galega): «Galicia and Ladinia: a sociolinguistic comparison»; Marcella Schmidt (Università di Milano-Bicocca): «Survey Ladins: il punto di vista del geografo culturale»; Raimondo Strassoldo (Università di Udine): «Commento ai dati»; Luciana Palla (Istitut Ladin Cesa de Jan): «Ricerca sociolinguistica nelle valli ladine: considerazioni da un punto di vista storico»; Fabio Chiocchetti (ICL - Vich): «È (ancora) possibile una politica linguistica ladina?».
Il dibattito è stato vivace, interdisciplinare e di grande interesse scientifico: ne scaturiscono fondamentalmente due filoni principali: da un lato sono emerse - in un contesto di grande apprezzamento dell’importanza, teorica e pratica, della ricerca - rilevanti indicazioni metodologiche per il proseguimento di analisi scientifiche sulla realtà linguistica ladina, da impostare con metodologie complementari alla Survey Ladins: indagini puntuali su singoli fenomeni e problemi sono già in programma. D’altro canto la discussione si è anche incentrata, come era previsto e auspicabile, su questioni di politica linguistica, e in particolare sul ruolo di una eventuale Lingua ladina unificata, di cui sono state valutate le difficoltà di introduzione e accettazione, ma anche la sua utilità simbolica e logistica; è stata anche oggetto di discussione la diversa visione delle attività da svolgere in favore del ladino e in generale a tutela della specificità delle valli impostata dai diversi Istituti e dalle amministrazioni provinciali di Trento e Bolzano. Un tale dibattito avrebbe invero potuto essere più proficuo se vi avessero preso parte più attiva gli operatori linguistici e culturali della Provincia di Bolzano la cui presenza è stata purtroppo assai limitata, in persone e tempo. Si è trattato in conclusione di una sessione di studi e lavori assai interessante e, crediamo, utile per la Ladinia nel suo complesso: dai dati della Survey e dalle discussioni scaturisce una situazione nel complesso rassicurante della vitalità del ladino (purtuttavia con importanti differenze vallive), che sembra «tenere» piuttosto bene in tutti i comuni considerati, con la parziale eccezione di Cortina d’Ampezzo, portando, tramite la parallela sempre maggiore affermazione di italiano e tedesco, ad un deciso aumento del tasso di plurilinguismo personale e comunitario. Il pericolo, se si può dire, non verrebbe tanto dal non uso della lingua, ma dalla sensazione, che qua e là pare emergere, che una volta raggiunti gli importanti risultati conseguiti nei due decenni precedenti non ci sia più bisogno di sforzi e di visione comune della situazione linguistica: non bisogna «abbassare la guardia», è emerso dalla discussione, né abbandonare la collaborazione intervalliva, rinchiudendosi ognuno nel proprio orticello, ciò che porterebbe, nerl migliore dei casi, ad una sclerotizzazione delle dinamiche. Operativamente, poi, potrebbe essere opportuno ricalibrare, per così dire, il progetto di una lingua unificata, da intendersi piuttosto nella direzione di un’ortografia amministrativa comune, che ognuno possa leggere a suo modo.
(Fonte: Segreteria scientifica del convegno)