Sessione di apertura al MART di Rovereto - 5 ottobre 2006
“Ospitare questo convegno al Mart, ha una forte valenza simbolica - ha detto il presidente della Provincia Lorenzo Dellai, aprendo i lavori - quasi una provocazione: un luogo vocato al linguaggio del contemporaneo accoglie un convegno dedicato ai linguaggi e alle culture delle minoranze, comunità che vogliono interrogarsi sulla loro identità e sull’immagine che di essa sanno esprimere in un mondo globalizzato”. Sono riflessioni scientifiche - ha detto il presidente Dellai - che costituiscono il punto di partenza a livello politico per condividere la necessaria mediazione fra identità, cambiamento radicale della società e riflessioni che ci vengono dal mondo globalizzato. Le minoranze hanno la necessità di evitare il rischio della globalizzazione ma anche del localismo autoreferenziale. I contributi e i rapporti che si costruiranno in questo convegno - ha detto il presidente Dellai - saranno molto utili nel futuro: riuscire a comunicare un patrimonio prezioso significa metterlo in relazione con gli altri, introdurre dinamismo nei rapporti, evitando la staticità che non produce sviluppo a nessun livello”. La parola è poi passata al sottosegretario all’Interno Ettore Rosato (con delega in materia di minoranze) che ha sottolineato come il Trentino sia all’avanguardia nel nostro Paese nell’attenzione verso la cultura, l’identità e la tutela dei gruppi di minoranza. Il sottosegretario ha assicurato che il governo nazionale si appresta a ratificare la Carta europea delle minoranze del 1992, già ratificata da 22 Paesi europei.
La sessione di apertura è stata dedicata ad approfondire il tema dell’identità etnico-territoriale-linguistica, che tanta parte ha finito per occupare nella vita collettiva, in una stagione in cui altri ambiti sono venuti meno rispetto al passato: dalle identità ideologiche a quelle di partito, dalle identità di classe a quelle dei grandi blocchi contrapposti. Eppure mai come oggi si avverte la necessità di un processo di re-visione della stessa identità: da riportare al di fuori dei vecchi e dei nuovi fondamentalismi e da orientare verso una stagione maggiormente equilibrata, in grado di godere del valore delle differenze tra uomini e tra comunità, nonché delle positive relazioni che da queste ultime possono essere generate con abbondanza e beneficio per tutti. E' stato un confronto tra interpretazioni sociologiche, filosofiche, artistiche, giornalistiche, editoriali, utile a declinare il tema dell’identità e il relativo modo di narrarlo oltre che di ripensarlo (secondo una logica che parte dal tema dell’identità e va verso quello della comunicazione). La sessione ha visto il contributo prezioso del sociologo Giuseppe De Rita, che ha posto l’attenzione sulla difficoltà di porre in relazione l’identità territoriale con le grandi trasformazioni che investono la società civile. Il filosofo Gianluca Bocchi ha parlato dell’importanza della narrazione delle “storie” per il riconoscimento della propria identità propria e di quella che lasciamo percepire. L’editore Cesare De Michelis ha parlato dell’importanza della comunicazione per l’affermazione della propria identità, mentre Moni Ovadia ha esposte le “sue riflessioni rapsodiche” intorno al mondo dell’ebraismo. Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con una tavola rotonda dedicata alla costruzione di strategie per la comunicazione dell’identità: “Proiettare la memoria nel futuro per produrre valore sociale".
Nadio Delai, introducendo la sessione, ha parlato dell’importanza di produrre valore sociale allargato, interpretando i bisogni delle comunità e di come i diritti di tutela e di promozione siano la forza motrice per la conservazione di un patrimonio culturale. Giuseppe De Rita ha posto l’attenzione su quanto problematica sia, in questa fase della società civile, la consapevolezza delle identità e della loro trasmissione. “Il processo di enorme cambiamento delle identità, se non comprende la trasformazione anche del territorio e del contesto, rischia di stritolare l’identità e di creare identità generiche. L’identità è il continuo ritorno all’origine ma, per svolgere questo percorso - ha detto De Rita - è necessario aver il rapporto con l’altro, che non deve essere virtuale, ma basato sul fondamento culturale come codice globale. Il rapporto fra comunicazione e identità non deve passare attraverso lo “spossessamento” di se stessi: Non è possibile – ha continuato De Rita – parlare di identità ignorando il contesto e il territorio in cui viviamo”.
Carmine Abate, scrittore nato a Carfizzi (Calabria) nella comunità linguistica arberesh, ha parlato dell’importanza che gli intrecci di identità possono generare senza per questo rinunciare al recupero della tradizione per illuminare con la memoria il futuro. Cesare De Michelis, nella sua veste di editore e quindi di lettore di storie, di vite, di identità altrui, ha parlato del pluralismo delle identità e di quanto l’intelligenza della tolleranza siano il ponte che mette in comunicazione i cambiamenti e conseguentemente le identità. “Tutti noi - ha detto De Michelis, ci muoviamo fra due lingue quella del cuore e quella della mente. E’ necessario, sempre, combattere per essere percepiti nella nostra molteplicità. Identità è progetto, elaborazione di un piano”. Il filosofo Gianluca Bocchi ha parlato anche dell’importanza di usare l’ossimoro forza-leggerezza per affermare un’identità che sia frutto della narrazione del presente. Il noto artista Moni Ovadia ha raccontato come il problema dell’identità sia, per il mondo ebraico, irrisolto. “Essere ebreo - ha detto Ovadia - è chiedersi cosa vuol dire essere ebreo. L’appiattimento generale definisce ebreo solo l’israeliano, ma non è così. L’ebraismo nasce da una coscienza “egoica” non aggressiva. L’identità ebraica- ha continuato Ovadia - è in continuo basculamento fra identità specifica e identità universale”.Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con una tavola rotonda dedicata alla costruzione di strategie per la comunicazione dell’identità. “Proiettare la memoria nel futuro per produrre valore sociale ed alla discussione sulle strategie di comunicazione per l’identità. Stefano Rolando, coordinatore della sessione pomeridiana ha sottolineato l’importanza di rinegoziare il ruolo dell’identità delle minoranze in un mondo "g-locale" e sulla necessità di individuare strategie e cercare risorse in grado di attivarle.