Provincia Autonoma di Trento - Minoranze Linguistiche

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Minoranze linguistiche
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"Adottiamo una lingua": è partito il progetto con gli Achuar dell'Ecuador

 

 

adottiamo una lingua logo

Un’adozione che parla ladino: un progetto della Provincia Autonoma di Trento promuove l’adozione di una lingua amerindiana del Sudamerica da parte di una minoranza trentina. I Fassani sono stati scelti come partner.

Adozioni a distanza, adozioni di bambini, studenti, famiglie e comunità. Ma esiste una formula nuova: “Adottiamo una lingua”. Si tratta di un progetto del Servizio per la Promozione delle Minoranze linguistiche della Provincia Autonoma di Trento che dal 1999 lavora per la tutela e lo sviluppo delle tre lingue minoritarie storiche sul territorio trentino: i fassani, i mòcheni e i cimbri. In questa iniziativa una minoranza linguistica provinciale lavora assieme a una minoranza di un paese del terzo mondo, riconoscendo il valore fondamentale e inestimabile della lingua, anche la più lontana e meno diffusa. Perché la lingua è la culla e la madre di ogni civiltà, è l’espressione dell’essere umano, è un modo vivo e diretto di dire e raccontare la propria visione del mondo. Lo sanno bene i ladini del Comprensorio ladino della Valle di Fassa, che sono stati scelti come partner in questo progetto: una minoranza che ormai da decenni ha costruito con grande difficoltà una politica linguistica forte, che dia prestigio all’idioma. Con questo ideale in mente, il 16 novembre del 2007, una delegazione di ladini fassani è partita alla volta dell’Ecuador per una settimana di confronto e programmazione con un popolo della Foresta Amazzonica, il popolo achuar. La delegazione era composta dal presidente del Comprensorio Leonardo Bernard, dalla funzionaria linguistica Sabrina Rasom, dal Dirigente dell’Ufficio Minoranze Marco Viola, dalla rappresentante dell’Ufficio Solidarietà Internazionale della Provincia di Trento Emanuela Forti, da Luca Casagrande, rappresentante dell’Associazione Padre Silvio Broseghini di Piné - che ha fatto da mediatore per il rapporto con i rappresentanti sudamericani - e da due giornalisti, Luigi Giuriato e Lucia Gross. Gli achuar sono una tribù di circa 5.000 persone (fra Ecuador e Perù) che vive in villaggi molto piccoli nella foresta e che parla una lingua propria che porta lo stesso nome della popolazione. Sono degli uomini fieri e forti della loro identità, che sanno di volere una scuola bilingue – achuar –spagnola – , dove i loro figli possano imparare l’idioma autoctono. Uomini che istintivamente sentono qual è la strada da percorrere, ma che non hanno i mezzi finanziari per farlo. Fieri e convinti, molto più dei ladini. I villaggi achuar attualmente sono raggiungibili solo con dei piccoli aerei a cinque posti con 45 minuti di volo. Poche capanne e la foresta. Ma presto questi luoghi saranno raggiunti da una strada per interessi economici, perché anche le terre achuar sono ricchissime di petrolio.

 
mappa ecuad

Gli achuar non muoiono di fame e non sono poveri, o, almeno, non lo saranno finché non verranno sorpresi impreparati e inghiottiti dal mondo occidentale. Così il concetto di adottare una lingua trova la sua ragione di essere. Si tratta di adottare un popolo che la parla, creare gli strumenti necessari, affinché una varietà non sparisca per sempre, soffocata dalle grandi lingue nazionali, e perché, assieme alla varietà, non sparisca un intero mondo. Ladini e achuar, due minoranze lontane migliaia di chilometri, con culture e tradizioni diverse, ma con lo stesso obiettivo: sopravvivere. Il progetto “Adottiamo una lingua” è solamente all’inizio. Nella prima riunione dopo il rientro dall’Ecuador, il 3 gennaio 2008, la delegazione si è data le prime importanti scadenze. E’ in fase di elaborazione il progetto esecutivo che sarà diviso in due parti. Verranno forniti subito agli achuar gli strumenti necessari per lavorare sulla loro lingua, computer, finanziamenti per libri di testo, e per pagare la formazione e le prestazioni degli insegnanti autoctoni. Per il 2009 invece verrà elaborato un progetto più strettamente linguistico con le linee guida per creare programmi di insegnamento paralleli fra il ladino e l’achuar e per fornire i software informatici per l’elaborazione della lingua. Si tratta di progetto tutto da costruire, che si basa sul presupposto che ogni lingua del mondo ha costruzioni e grammatiche comuni, che vengono realizzate in maniera diversa. Così, nella lingua, non esistono ricchi e poveri, ma ogni lingua è ricchezza. Un idioma che sparisce è inevitabilmente un modo di pensare che se ne va. Nella lingua non esistono primo e terzo mondo: esiste il mondo. Non esistono confini: esistono popoli e diversità che si uniscono. Come i fassani e gli achuar.(articolo di Sabrina Rasom, pubblicato  sul mensile "L'Avisio delle Valli di Fiemme e Fassa", febbraio 2008)