Provincia Autonoma di Trento - Minoranze Linguistiche

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Minoranze linguistiche
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Valorizzazione della lingua sarda

Sabato 19 novembre a Cagliari, presentazione di altre due opere classiche internazionali tradotte in "limba": si apre una serie di incontri per la promozione dell'editoria in sardo

Il Coordinamentu pro su sardu ufitziale promuove a Cagliari l’incontro “Tradùere pro crèschere - La lingua sarda che non ti aspetti:  “Dublinesos” di James Joyce e “Su pantasma de Canterville” de Oscar Wilde in limba sarda” attraverso l’incontro con il traduttore Salvatore Serra. Con lui saranno Giuseppe Corongiu e Giuseppe Corronca.  La presentazione è aperta a tutti.
Le traduzioni di classici internazionali hanno avuto un ruolo importante nella valorizzazione della lingua sarda degli ultimi anni. Il Coordinamento pro su Sardu Ufitziale, organizzazione che ha una vasta rappresentanza all’interno del movimento linguistico sardo, intende proporre un incontro nella città di Cagliari per richiamare l’attenzione sul tema e favorire la circolazione dei libri.
Già lo scorso anno, l’associazione si è impegnata per la promozione di altre due opere recentemente uscite nella versione in Limba sarda comuna: “Segamentu de ancas” dell’autore arabo siriano Zakarya Tamer e il Don Chisciotte della Mancia. Il primo libro è stato presentato a Cagliari presso la Biblioteca Provinciale e alla Fiera del Libro di Torino, mentre il Don Chisciotte, dopo la prima presentazione a Sassari, è stato presentato anche alla Fiera del Libro di Macomer, a Barcellona, Madrid e a El Toboso de la Mancha-Castilla,  patria di Dulcinea, entrando a far parte del museo locale nel quale sono depositate 72 versione in altrettante lingue diverse.
Dopo il Festival de sa Limba Ufitziale di Bonarcado, al quale in settembre hanno partecipato circa 800 persone, il CSU intende promuovere una serie di incontri relativi alla promozione dell'editoria in lingua sarda, di cui quello del 19 novembre è solo il primo, a Cagliari, al fine di creare condizioni favorevoli alla circolazione libraria in lingua sarda e al rafforzamento delle attività linguistiche all'interno dell'area metropolitana.
Insieme Salvatore Serra, autore delle due traduzioni dall'inglese, parteciperanno Giuseppe Corongiu, traduttore e autore egli stesso di testi in sardo ed esperto di  politica linguistica, e Giuseppe Corronca, traduttore di testi filosofici in sardo.
La manifestazione si ripromette di richiamare, oltre che semplici cittadini, persone esperte o appassionate al tema che sono residenti e vivono nell'area cagliaritana.


Quando:
Sabato 19 novembre 2016, ore 17.30

Dove:
Sala della libreria La Feltrinelli Point
Via Paoli 19  - Cagliari

Per informazioni:
Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale
E-mail: sardufitziale@gmail.com

 

NOTA STAMPA:
Perché tradurre in sardo libri di cui già disponiamo in italiano?
Quando una lingua è in difficoltà (così come quella sarda), deve crescere e ha bisogno di ossigeno di solito si ricorre alle traduzioni per rinvigorirla. Secondo gli ultimi rilevamenti sociologici disponibili (Ricerca Sociolinguistica della Regione "Le lIngue dei Sardi", 2007) infatti, mentre quasi il 70 per cento dei sardi dichiara di conoscere la propria lingua, solo il 13 per cento dei bambini la usa normalmente in casa con i propri genitori. Una tendenza che, proiettata nei prossimi decenni, significherà certamente la scomparsa della lingua storica dell'isola. La presenza nelle scuole purtroppo è ancora troppo episodica.
Ciò che ha portato le famiglie ad abbandonare la lingua degli avi è stata la diffusione, negli ultimi decenni, di una costruzione identitaria negativa sul sardo fatta di pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni e bugie vere e proprie di cui la popolazione si è convinta. Uno di questi è la percezione diffusa di una mancanza di prestigio letterario, sociale e culturale del sardo. Tradurre capolavori della letteratura mondiale in sardo, insieme ad altri interventi di politica linguistica (come la presenza e la visibilità nella pubblica amministrazione e nei media) contribuisce a restituire al sardo una dignità culturale che non trovi la sua legittimazione solo negli ambiti folkloristici e dialettali.   
Lo scopo è duplice. Da un lato sollecitare la presa di coscienza da parte della popolazione, e dei lettori, che il sardo può assolutamente misurarsi con forme di scrittura di alto livello e contenuto. Dall'altro, dare un impulso concreto alla produzione letteraria in lingua sarda che, nei due decenni appena trascorsi, ha comunque raggiunto traguardi di buon livello sia per la quantità (oltre 200 romanzi pubblicati) sia per la qualità (alcuni romanzi hanno ottenuto riconoscimenti in premi di alta qualità).
Di rimando, si ottengono anche altri risultati non meno importanti. Si crea lavoro nel settore editoriale e professionale linguistico con impegni remunerati per editori, traduttori, editor, correttori di bozze, stampatori, distributori e librai. Dall'altro si forniscono alle scuole materiali didattici letterari non folkloristici di alto livello che possono competere con quelli di altre lingue più riconosciute e legittimate.
La scommessa è insomma quella di togliere alla lingua sarda quella patina e immagine di arretratezza popolare degli ambiti tradizionali e utilizzarla invece per veicolare contenuti contemporanei, universali e accattivanti della moderna cultura occidentale. Presentarla, insomma, agli occhi della popolazione come una lingua "normale". Del resto tutte le lingue hanno subito questo passaggio, anche l'italiano nell'Ottocento, quando era una lingua in via di legittimazione traduceva i classici europei per offrire modelli ai propri scrittori.
Da una lingua tradizionale che veicola solo la "cultura sarda" (cioè quella identitaria-folkloristica) a una lingua che si misura con una cultura di tipo internazionale che buona parte dei sardi oggi apprezza e sente sua. Ma senza rinunciare alla lingua propria.
Insomma la lingua sarda "possiede", anche grazie ad altre case editrici, ora la prima parte di una biblioteca internazionale di traduzioni di tutto rispetto con autori, tra gli altri,  del calibro di di James Joyce, Garcia Marquez, Luis Sepulveda, Goethe, Stevenson, Leopoldo Alas, Mendoza, Salgari, Machiavelli, Omero, Sofolce, Sibilla Aleramo, Von La Roche, De Amicis, Kavafis, Lewis Carrol, Saramago, Unamuno, Coromines e altri su cui, per ora, Miguel de Cervantes spicca per l'importanza letteraria della sua diffusione nel mondo.
Le traduzioni di Dubliners e Il fantasma di Canterville, così come le altre, è stata realizzata con l'uso delle norme ortografiche della limba sarda comuna perché, a parere dei promotori, non può esistere una lingua normale che si scrive in due o più dialetti-varianti. Condizione essenziale per una letteratura degna di questo nome, o per l'uso ufficiale della lingua, è aver un modello condiviso unico di scrittura. Altrimenti si ricade nella trappola della visione dialettizzante e folkloristica. Cosa che in Sardegna e per il sardo è purtroppo un argomento sempre all'ordine del giorno.    
La speranza è che dal confronto vivo con le letterature prestigiose anche la letteratura della minoranza linguistica sarda cresca e si scrolli di dosso ogni residuo di folclorismo o di stereotipi post colonizzazione,  pur senza rompere con i valori alti della società tradizionale. E che i traduttori, soprattutto quelli giovani, siano i nuovi scrittori in sardo di domani. Sarà più difficile, per i detrattori in malafede, affermare che il sardo sia un dialetto (cioè una lingua inferiore) a patto che si affermi un solo modello di scrittura e i dialetti-variante esistano in altri registri. E a patto soprattutto che la Regione torni a investire su queste operazioni che danno qualità a un discorso linguistico che altrimenti resta confinato al folk, ai comunicati stampa e al dibattito accademico.
(Giuseppe Corongiu, Coordinamentu pro su sardu ufitziale, 15 novembre 2016)