Provincia Autonoma di Trento - Minoranze Linguistiche

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Minoranze linguistiche
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Genetica delle comunità isolate d'Italia

Le minoranze linguistiche al centro della ricerca sulle popolazioni mediterranee portata avanti da un'équipe con diverse università italiane finanziata dalla National Geographic Society

Riportiamo e segnaliamo un interessante articolo di Davide Michielin pubbicato sull'edizione on-line del National Geographic Italia

La grande famiglia del Mediterraneo
Uno studio finanziato dalla National Geographic Society ricostruisce le affinità genetiche tra le popolazioni costiere del Mare Nostrum e traccia il quadro delle antiche migrazioni

Un rompicapo antico eppure attuale, uno scrigno di informazioni genetiche finora trascurato nel quale i ricercatori rovistano febbrilmente alla ricerca della risposta alla più semplice ma complessa delle domande: Chi siamo? Questo e molto altro si sta rivelando il progetto sulla genetica delle comunità isolate d'Italia che coinvolge le università di Bologna, Cagliari, Pisa e La Sapienza, finanziato da National Geographic Society. Dopo il lavoro sulle minoranze di Sardegna e Triveneto uscito in febbraio, è la volta dell’analisi delle popolazioni mediterranee, pubblicata sulla rivista Scientific Reports dal gruppo di ricerca guidato da Davide Pettener, professore di Antropologia dell’Università di Bologna.
I ricercatori hanno raccolto campioni di saliva di oltre 500 individui distribuiti tra Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia ma anche in Albania, Grecia continentale e Creta con l’obiettivo di fare luce sulle dinamiche che hanno contribuito alla formazione del patrimonio genetico mediterraneo in tempi antichi e recenti, fino ad arrivare alle origini delle minoranze linguistiche Arbereshe e Grecanica. I campioni sono stati analizzati mediante l’ormai rodato sistema GenoChip 2.0, basato su oltre 150mila diversi marcatori genetici ad alta densità. I dati sono stati quindi trattati tramite metodi bioinformatici, comprendendo nell’analisi l’informazione genetica di altre popolazioni europee e mediterranee già presenti in letteratura. In aggiunta alla fredda analisi strumentale, è stato inoltre proposto ai volontari un questionario su usanze e origini della propria famiglia. “Si trattava di un vero e proprio ‘buco nero’ genetico” scherza Pettener. “Pur trovandosi al centro del Mediterraneo alcune di queste comunità sono rimaste isolate per secoli: basti pensare che certe regioni sono state raggiunte dalle strade solamente in tempi recenti”.
Non deve perciò stupire che nella Bovesia, impervia regione dell’Aspromonte reggino, si sia parlato fino a poco tempo fa un dialetto greco dal vocabolario omerico. Le caratteristiche genetiche di questi gruppi hanno infatti suggerito una maggiore antichità di insediamento, in un’area d’influenza greca che, in origine, era verosimilmente più ampia rispetto alle isole linguistiche attuali. Come non deve sorprendere che l’albanese degli Arbereshe sia più simile alla lingua tosca del XVI secolo che a quella moderna: questi gruppi, migrati dall'Albania all'Italia durante la fine del Medioevo, hanno mantenuto un’eredità genetica distinta rispetto alle popolazioni circostanti, a testimonianza dell’origine balcanica recente e del successivo isolamento linguistico. Di certo, entrambi rappresentano casi di studio preziosi non solo per i linguisti ma anche per i genetisti che nelle sequenze del DNA hanno letto antiche dinamiche migratorie. (...continua a leggere l'articolo).

(Davide Michielin, www.nationalgeographic.it, 29 maggio 2017)