Provincia Autonoma di Trento - Minoranze Linguistiche

Logo stampa
 
Minoranze linguistiche
Condividi: Facebook Twitter
 
 

Politica linguistica in Sardegna

Ancora molto acceso in Sardegna il dibattito sulla questione linguistica: una riflessione del Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale

Riceviamo e volentieri a nostra volta segnaliamo un dossier del Coordinamento per il sardo ufficiale (CSU – Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale)

Perché diciamo No al Testo Unico di legge sulla lingua sarda

E’ un no deciso quello che proviene dal Coordinamento pro su Sardu Ufitziale in merito alla proposta di legge su lingua sarda che si propone nella II commissione del Consiglio Regionale. L’associazione, composta da militanti ed esperti che negli ultimi anni hanno dato vita a numerose iniziative di promozione moderna e contemporanea a favore del bilinguismo, boccia senza appello il testo che è stato al centro di numerose audizioni e discussioni nel parlamento regionale di via Roma.
Secondo il CSU, che ha inviato alla commissione un approfondito dossier nel quale il suo team di esperti analizza dal punto di vista giuridico il testo, la proposta sarebbe inutile, se non dannosa, in quanto perlopiù non fa che normare aspetti su cui ha già legiferato lo stato con la legge 482/99 in merito a scuola e uffici linguistici, mentre introduce norme che fanno arretrare il sardo più verso uno status folkloristico dialettale facendo aumentare i costi per le casse pubbliche.
Il testo è una copia non aggiornata della fallimentare legge 26/97, che mescola il problema della politica linguistica con la necessità di sostenere alcuni settori culturali e folkloristici. Proprio questo connubio non va giù al CSU che non capisce perché si debba ghettizzare la questione linguistica in forme folkloristiche tradizionali come is mutetus o sa repentina, invece di puntare su forme innovative della lingua come il rap, il pop o il rock in sardo che invece sono esclusi dalla legge. Completamente ignorato poi qualsiasi settore innovativo dell’informatica o dello smart web. Si propone insomma il contrario di ciò che indicano tutte le moderne esperienze europee delle minoranze linguistiche: interpretare la contemporaneità per rivalutare la lingua di minoranza.
Drammatica sarebbe poi, se dovesse essere approvato questo testo, la situazione delle varianti galluresi, sassaresi e tabarchine il cui insegnamento non potrà essere garantito a scuola a differenza di sardo e catalano. Il testo infatti non si discosta dalla legge statale 482 che non riconosce ai tre idiomi pari dignità. La nuova legge non risolve il problema escludendo dalle aule tre lingue che sono patrimonio della Sardegna. Per il CSU questo è inaccettabile anche perché fomenterebbe una conflittualità linguistica che invece la legge avrebbe dovuto comporre. La soluzione c’è, ma la commissione evidentemente non la conosce.
Criticità notevoli sono la definizione di lingua e cultura “propria” della Sardegna per letteratura, cinema e teatro che, secondo la proposta sarebbero solo quelle espresse “in lingua sarda e catalana” (escludendo le forme espresse in italiano), mentre si propone una pletora di organismi senza un piano di riorganizzazione della spesa. Entrambe sono azioni velleitarie e non realistiche che espongono la questione linguistica a polemiche strumentali che andrebbero invece evitate. Un’idea di gestione demagogica, populista e assistenziale è dietro l’angolo.
....... continua a leggere.

(Pubblicazione originale 19 luglio 2017)