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Riti arbėreshė

La Notte dei Diavoli chiude i festeggiamenti carnevaleschi nella comunità arbëreshë di San Demetrio Corone e lascia la scena al pianto di “Zù Nikola” del Mercoledì delle Ceneri

"Diavoli" del Carnevale di San Demetrio Corone (CS), immagine di Stefano Altimari
"Diavoli" del Carnevale di San Demetrio Corone (CS), immagine di Stefano Altimari

La Notte dei Diavoli del Martedì grasso di San Demetrio Corone, comunità arbëreshë della calabra provincia di Cosenza, è forse il rito più conosciuto tra  le tradizioni popolari dell’ “Arberia” legate al Carnevale.

Alcuni giovani del paese, con il corpo imbrattato di grasso, neri in viso, puzzolenti, coperti di pelli di capra e con in capo enormi corna, vagano per le strade dimenando catene e campanacci e urlando a squarciagola. Sono loro, i Diavoli di San Demetrio, che disseminano terrore e paura per le vie del paese: "Mbulli diert, se jan'e arrevonjin djelzit", "Chiudi la porta, stanno arrivando i diavoli". Guai, infatti, a farli entrare in casa: soprattutto in passato, quando a travestirsi erano i più poveri, farli entrare significava certamente perdere qualche salsiccia appesa al soffitto, tutto in nome dei diavoli e di "Re Carnevale".

I Diavoli rappresentano la tentazione, la perdizione assoluta, l'eccesso sfrenato; essi costituiscono l'epilogo della festa, che termina appunto il Martedì e rappresentano la premessa del Mercoledì delle Ceneri, del pianto di Zù Nicola, della morte del Carnevale, fondamentale rito di purificazione, attimo di riflessione profonda e di contrasto con la sfrenatezza del martedì e dei diavoli.

Nel rito del pianto di Zù Nicola, un corteo funebre, con tanto di cassa da morto, moglie addolorata e numerose amanti al seguito, "Si piange Zu Nicola" (Qahet Cu Nikolla), scoppiato per aver ingurgitato troppo cibo, per aver troppo bevuto, per l'eccessiva sfrenatezza.
Un finto prete accompagna il corteo e la vedova, confortata dalle amanti, non perde occasione di gridare forte il nome del suo povero marito, morto per colpa di tutti. Ed infatti, attimo pungente di satira, è tipico della cerimonia il fermarsi con il corteo vicino alle case delle persone: le più in vista, le più antipatiche, le più simpatiche del paese, per tutti c'è un rimprovero, per tutti una colpa.

Zù Nicola rappresenta l'anno vecchio che muore che si porta dietro le tristezze e i mali del passato.

E proprio il Mercoledì delle Ceneri, nelle case appare una strana bambolina, la "Kreshma" o "Korajizma", con in testa sette penne di un pollo ucciso nel periodo di Carnevale. Essa ricorda che mancano sette settimane alla Pasqua e che quello iniziato è un periodo di penitenza ed umiliazione: ogni settimana, ad indicare il tempo che passa e l’avvicinarsi della Festa della Resurrezione, si stacca una penna.

(Tratto dal testo di Adriano D’Amico, dal sito di arbitalia.it)