Provincia Autonoma di Trento - Minoranze Linguistiche

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Minoranze linguistiche
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Intervista del Presidente della Provincia autonoma di Trento sul sito di Nòvas Occitània

Ladini mòcheni e cimbri “patrimonio irrinunciabile dell’intera comunità provinciale”.

Nei giorni scorsi, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai è stato intervistato della rivista di lingua occitana, Novas Occitania. Una serie di domande, e risposte, che hanno sottolineato ancora una volta, come il ruolo delle istituzioni trentine, sia quello di tutelare e promuovere le varie diversità culturali e linguistiche delle comunità ladina, mòchena e cimbra, ognuna “patrimonio irrinunciabile dell’intera comunità provinciale”.

La Provincia di Trento protegge e promuove con particolare sensibilità ed efficacia le minoranze linguistiche ladina, mòchena e cimbra. Qual è il senso e la finalità di questa tutela?
In Trentino siamo convinti che le caratteristiche etniche, culturali e linguistiche di ladini, mòcheni e cimbri costituiscano “patrimonio irrinunciabile dell’intera comunità provinciale”, come afferma la legge provinciale di tutela, e difendiamo i diritti dei cittadini che parlano le lingue meno usate, assicurando stanziamenti adeguati nel nostro bilancio, sia per gli istituti culturali che per le scuole e i mezzi di informazione in lingua. Anche questo periodo di crisi economica ha fatto registrare per le minoranze linguistiche solo una lieve contrazione dei fondi, proprio perché sappiamo quanto grande sia il valore della diversità culturale e la consideriamo prioritaria. A fronte di questa disponibilità della Provincia sta l’impegno delle comunità di minoranza linguistica di mantenere viva la loro lingua usandola ogni giorno, conservando l’identità e trasmettendola ai figli, senza abusare della tutela e senza mai adagiarsi nelle misure speciali che le difendono: solo così possono restituire alla maggioranza la ricchezza della loro diversità culturale.

Rispetto all'identità italiana, come contribuiscono il Trentino e le componenti di minoranza che lo abitano?
Il Presidente Napolitano ha definito l’ unità d’Italia come un’unità di diversità, e ha colto decisamente nel segno: il Trentino è un territorio-laboratorio, in cui sperimentiamo percorsi innovativi in ambiti vitali per il futuro degli italiani, dal federalismo fiscale al sistema della ricerca, all’università, alla tutela ambientale nelle Alpi. La difesa delle minoranze linguistiche è parte intrinseca di questa linea politica: non si tratta di proteggere delle espressioni folkloristiche, ma di assicurare alla nostra società il pluralismo di idee e di identità che è indispensabile ad uno sviluppo democratico ed equilibrato. Il nostro contributo all’unità d’Italia oggi sta nell’essere noi stessi, con le nostre culture e con il nostro patrimonio di valori, concorrendo con le altre dimensioni regionali a contrastare le spinte nazionalistiche e centralistiche con le quali finiremmo in un appiattimento mortificante. E’ in fondo la lezione della nostra storia, che è tutta intessuta di unità nella diversità: l’Italia unita compie 150 anni, ma l’Italia nella sua cultura, nelle sue componenti regionali esiste da molti più secoli, ed è la felice espressione e sintesi di tante anime diverse, lo è sempre stata. Ed oggi compongono l’Italia anche le lingue e le identità ladina, mòchena e cimbra, tedesca e occitana, sarda e friulana e via dicendo, non possiamo prescindere da questa formidabile compresenza e intreccio di identità che concorrono a creare il nostro profilo di italiani.

Il Presidente dell'Alto Adige/Südtirol ha dichiarato di non aver nulla da festeggiare. Lei ha assunto una posizione diversa, anche se il Trentino è entrato a far parte dell’Italia 60 anni più tardi…
Non si possono imporre i sentimenti. I sudtirolesi hanno con l’Italia un rapporto diverso da quello che abbiamo noi o che hanno altre regioni, penso al Piemonte dove l’unità d’Italia è nata, ma occorre rispettare il punto di vista degli altri. Certo è che in questa nostra Italia cerchiamo sempre di trovare l’equilibrio nell’unità plurale che ci garantisce tutti, e che ci ha portato pace e progresso straordinari. Ho preso parte alla celebrazione del 150° a Roma e ne ho ricavato un’emozione fortissima e molto positiva. Sono stato orgoglioso di rappresentare la mia gente, ho vissuto un momento importante nella vita di quel mosaico originalissimo di lingue, culture e tradizioni che è l’Italia, dove possono sopravvivere e crescere comunità piccole ma altamente significative come i ladini, i mòcheni e i cimbri.

A giudicare dall’impegno finanziario, lo Stato si sta progressivamente disinteressando della diversità culturale rappresentata dalle minoranze linguistiche. Cosa si può fare? Chi dovrebbe intervenire?
E’ una questione di responsabilità politica e civile. Le istituzioni devono avvertire forte il dovere di garantire la diversità, di tutelare le identità e le lingue meno diffuse. E’ la comunità degli uomini che crea lo Stato, e quindi va affermato e salvaguardato sempre il primato della società, nella quale il pluralismo delle idee e delle identità è assolutamente vitale. Allora il punto è che le istituzioni devono, sottolineo l’imperativo etico prima che politico, devono custodire e promuovere le identità plurime che arricchiscono la nostra collettività. Ognuno deve fare la sua parte: una società che capisce questo cerca di garantirsi un futuro mantenendo vive e coltivando le molte voci che compongono l’armonia della vita. Abbiamo più identità collettive: ognuno di noi appartiene al proprio paese, poi alla valle, poi siamo trentini, italiani ed europei: per fortuna, alcuni di noi sono anche ladini, mòcheni, cimbri. E’ una ricchezza straordinaria, bellissima. Ogni istituzione è chiamata a creare le condizioni affinchè la bellezza di questa varietà viva e prosperi, lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità di Valle, nessuno può chiamarsi fuori. Nel caso nostro credo che la Provincia e la Regione facciano il loro dovere, poi la storia giudicherà. Sono favorevole e vedrei bene un maggior impegno concordato a livello di Regioni, perché è nella comunità regionale che si esplica appieno il potenziale culturale delle lingue meno diffuse, ci sono maggiori spazi di riconoscimento e di promozione che a livello nazionale. Lo Stato ha predisposto quella sorta di quadro generale che è la legge 482 del 1999, entro cui si può sviluppare l’azione positiva e propositiva degli altri enti pubblici territoriali. La Provincia Autonoma di Trento promuove le relazioni tra comunità di minoranza linguistica, che soffrono spesso di isolamento, e forse proprio a livello regionale può trovare maggiori possibilità di realizzarsi una rete di conoscenze e di collaborazioni utile alla sopravvivenza e allo sviluppo.