Provincia Autonoma di Trento - Minoranze Linguistiche

Logo stampa
 
Minoranze linguistiche
Condividi: Facebook Twitter
 
 

Un piccolo principe in una piccola lingua

Un classico della letteratura mondiale, uno dei romanzi più tradotti al mondo, è stato tradotto in cimbro dallo scrittore e giornalista Andrea Nicolussi Golo

Dar Khlumma Printz, Il Piccolo Principe tradotto in cimbro

Dopo la Storia di Tönle del grande scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern, uscita nel 2013, è ora un classico della letteratura mondiale, Il piccolo principe, ad essere tradotto in cimbro, grazie all'impegno e alla competenza di Andrea Nicolussi Golo Mu. La scelta di questo testo anzichè di altri è in gran parte obbligata, visto che questo scritto è tra quelli più tradotti al mondo; ne esistono, infatti, traduzioni in più di 250 tra lingue e dialetti, compresi il tedesco medievale e il latino. Di una lingua, poi, esistono spesso anche più versioni, per non parlare degli innumerevoli adattamenti teatrali, radiofonici, cinematografici, d'opera e di balletto o televisivi. Eppure c'è qualcosa di più della semplice opportunità e ovvietà di questa scelta. In essa si può anche scorgere un tratto comune tra la figura del piccolo principe e il cimbro. Non è questa anch'essa una piccola e fragile lingua? Un tempo non troppo lontano parlata nelle valli e sugli altopiani del vicentino, del veronese e del Trenino meridionale, è ora regolarmente in uso, come lingua della comunità, nella sola Luserna/Lusérn, mentre nei Sette e Tredici Comuni sopravvive nel ricordo grazie all'impegno di associazioni e amanti della lingua; nel resto della Zimbar Earde, l'antica Terra Cimbra, come gli altopiani trentini di Folgaria e Lavarone o le alti valli vicentine del Chiampo, dell'Agno, del Leogra, dell'Astico, di Posina e Laghi ne rendono testimonianza solo i microtoponimi, spesso storpiati e diventati incomprensibili, e i cognomi che la gente porta senza saperne l'origine.
La lingua cimbra è un po' come il piccolo principe. "Incominciava ad addormentarsi, io lo presi tra le braccia e mi rimisi in cammino. Ero commosso. Mi sembrava di portare un tesoro. Mi sembrava pure che non ci fosse niente di più fragile sulla Terra. Guardavo, alla luce della luna, quella fronte pallida, quegli occhi chiusi, quelle ciocche di capelli che tremavano al vento, e mi dicevo: "Questo che io vedo non è che la scorza. Il più importante è invisibile ... Bisogna ben proteggere le lampade: un colpo di vento le può spegnere" (Il Piccolo Principe, Milano 2004, 106).
La possibilità di leggere questo capolavoro letterario azpe biar, in cimbro, è un modo per proteggere questa piccola lingua, per far sì che non si spenga. Come il piccolo principe anch'essa è piccola, ma nasconde un tesoro. Sarà solo ascoltandola che lo si scoprirà, infatti, bazta hatt vèrt makmaz nèt seng pinn oang.
(Ermenegildo Bidese, Presidente Comitato scientifico del Kulturinstitu Lusérn, dicembre 2016)